di marco briata - Mtb biker
Avevo letto di Claudio Tozzi in diverse interviste per lo più su atletica, calcio e palestra.
Mi incuriosiva molto il suo approccio diverso dal solito, in cui si dava più importanza alla qualità che alla quantità e dove il riposo e il recupero non erano solo parole vuote.
Da ciclista agonista vedevo su di me gli stessi effetti negativi: tante uscite al medio, il circolo vizioso del “dover” uscire per mettere a posto la coscienza e non prendere peso, la stanchezza continua e nessun apprezzabile miglioramento nell’ultimo periodo.
E poi decine di migliaia di Km all’anno per provare a perdere 2-3 kg che erano comunque sempre lì. E poi fame cosmica, uno smodato desiderio di dolci che culminava la sera in tuffi nel frigorifero dopo giorni a seguire diete ipocaloriche, rigidamente Fat 0%.
Davanti a me l’obbiettivo TransAlp, la più dura corsa a tappe in MTB. Già mi vedevo ingurgitare KG di carbo fra colazioni, integrazioni gare, post-gara e cene.
Nel mondo del ciclismo e dell’endurance, da sempre è tutto High-Carb.
Al mattino in Hotel prima della gara ero in grado di mangiarmi pasta, cereali poi fette biscottate con marmellata, poi fette di torta, yogurt, etc.
Ovviamente tutto questo preceduto da una cena rigidamente con pasta e patate, dopo almeno due giorni di carico di carbo con altra pasta dal giovedì sera.
E questo non era farina del mio sacco, ma è la normale dieta di un ciclista amatore. E’ tutto quello che ti consiglia di mangiare un qualsiasi nutrizionista super esperto di sport di endurance.
E in gara 100gr di zuccheri all’ora. Borracce stracolme di maltrodestrine e fruttosio.
Peccato che poi in gare davvero toste e lunghe avessi comunque un calo drastico oltre le 5 ore e che non fossi in grado di recuperare mai bene per il giorno dopo.
Peccato che tutti quelli zuccheri mi dessero continui problemi intestinali e di stomaco. Ma a sentire gli illustri nutrizionisti erano i pochissimi grassi che avevo osato mangiare (colpa dello yogurt della sera prima o di 2-3 mandorle a colazione..) i colpevoli del mio malessere.
Gli zuccheri si digeriscono in un attimo...
Oltre a questo ogni lunedì post-gara mi ritrovano con almeno 1-2 kg in più e gonfio come un pallone. Ma tutti mi dicevano che era il mitico “cortisolo” che si era impossessato di me.
Questa lunga introduzione per arrivare a dire che a marzo di quest’anno un po’ per gioco, un po’ per curiosità ho deciso, di provare a seguire il programma BIIO-PAV e alcuni consigli di Claudio, convinto che tanto non potesse andare peggio di così.
Ero tutto il contrario di quello che sapevo.
Nell’alimentazione ho limitato drasticamente cereali, dolci, pane, pasta, cioè tutto quello che per me era sempre stata la “benzina del ciclista”.
Ho aumentato le proteine, perché prima stavo attento a non superare i 150gr di pollo...
SOPRATTUTTO, dopo 10 anni di abolizione, sono tornato a mangiare GRASSI.
All’inizio con una paura fottuta di ingrassare ho assaggiato nuovamente il burro, l’olio di cocco, l’olio senza moderazione.
Ho mangiato l’avocado, il salmone, i tagli grassi della carne, le frattaglie. Non mi ricordavo più il gusto di certi cibi.
Nell’allenamento son passato dai sette giorni di uscite a 4-5 giorni.
Con due giorni di riposo assoluto che non facevo da anni.
Ma soprattutto ho osato fare quello che nessun ciclista dovrebbe mai fare: PESI.
Tanto più inserirli durante la stagione…
Alcuni preparatori li prevedono in inverno, nella fasi di potenziamento, ma all’interno di circuiti e con alte ripetizioni.
Invece adesso il programma prevedeva un allenamento a settimane con basso numero di ripetute ma PESI veri.
Tutti mi avrebbero dato del pazzo e mi avrebbero detto che sarei diventato enorme, pesante, ipertrofico, incapace di fare qualsiasi salita.
Invece? Dopo appena un paio di settimane mi sono ritrovato con 2-3kg in meno. Quelli che volevo perdere da anni e con una carica di energia che prima non avevo.
Certo ci sono stati momenti difficilissimi, come ad esempio uscire a digiuno (senza toccare neanche un biscotto) prima di un allenamento in bici.
Ci sono state uscite difficili, in cui all’inizio mi sentivo completamente svuotato, venendo da una totale dipendenza dagli zuccheri durante gli allenamenti.
La cosa positiva è che settimana dopo settimana vedevo che potevo spingere in allenamento con sempre meno zuccheri, senza più giorni di carico, eliminando completamente la pasta dalla mia dieta.
E dopo ogni week-end ero ancora più magro, per nulla gonfio.
Ma allora il cortisolo dove era finito?
E ancora più bello è stato arrivare a gestire le 7 tappe della Transalp senza mai vere crisi.
Tappe di 5 ore con appena una barretta di carboidrati e 80 gr di maltodestrine.
Questo dopo una colazione che prevedeva qualcosa di osceno per i nostri nutrizionisti: uova, mandorla, noci, burro su un po’ di pane nero (unica concessione insieme al piatto di riso o pasta della sera).
Mai marmellata, zuccheri, biscotti, torte, cereali...
E adesso mi sento solo a metà di un percorso, credo che la strada da fare sia ancora molta.
a cosa più positiva è che tutto questo è stato un modo totalmente nuovo per conoscere molto meglio me stesso e le potenzialità del mio fisico.
E ancora una volta ho capito che tutta la presunta scienza non è altro che un cumulo di luoghi comuni e presunte verità.
Un insieme di documenti copia-incollati da anni senza nessun tipo di personalizzazione.
Credo che il premio più bello di BIIO-PAV sia stato avere trovato una strada diversa, paradossalmente più “normale e naturale” e l’aver capito che vivevo all’interno un immenso circolo vizioso fatto di luoghi comuni.
Ho riguadagnato la libertà di mangiare, riposare, fare pesi, e allenarmi quando serve e gareggiare quando ho voglia.
Sembra scontato, lo so, ma non è proprio così.
Provate a guardare le facce stanche delle migliaia di runners, ciclisti, triatleti che continuano ad allenarsi come pazzi convinti che non è mai abbastanza…
Marco Briata
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