Si è data la colpa al caso, ma la fortuna non c’ entra nulla con queste problematiche, che dipendono solo e solamente da ben precisi errori nella preparazione atletica, compreso il lavoro sbagliato in palestra.
E ancora andiamo dietro a Zeman e ai gradoni…
di claudio tozzi
(direttore del corso preparatore atletico vincente)
Il ritornello, trito e ritrito, degli allenatori è sempre quello nel caso una più o meno lunga catena di infortuni colpisca la sua squadra: “Siamo perseguitati della sfortuna”.
L’ ultimo delle serie a fare questa ridicola affermazione è stato Allegri, che segue a ruota la stessa frase detta e ridetta nella scorsa stagione anche da Rudi Garcia.
Allora comunico ufficialmente al tecnico della Juventus la ferale notizia: lei ha il malocchio.
Si, perchè alla guida del Milan, 3 anni fa, la stessa bambolina spillata (non lui) ha provocato 137 infortuni... (Fonte: http://www.calciomercato.com/news/milan-137-infortuni-con-allegri-472861_)
Ora, che la fortuna conti in qualche modo nella vita essenzialmente sono d’ accordo anch’io, ma da qui a pensare che 28 (ventotto) infortuni della Roma nella scorsa stagione e gli undici della Juventus (in appena sei partite) possano essere dovuti solo alla sfiga francamente ci vuole una fantasia tipo Disney oppure la visione di troppi film tipo “The Ring” o “L’ Evocazione”.
Ma non c’è limite al peggio, perché dopo la frase dedicata alla sfortuna di solito gli allenatori ne dicono un'altra, che è se possibile, ancora più agghiacciante e cioè l’ incredibile: “Dobbiamo lavorare di più”.
Quindi dopo avere avuto, faccio un esempio, 11 infortuni in 2 mesi l’ unica cosa sensata che ti viene in mente è quello di farli lavorare di più, cioè molto probabilmente aumentare ancora di più quel superlavoro che è stata, secondo i dati inequivocabili che vedremo insieme più tardi, l’ unica vera causa di questo terrificante disastro?
Stessa aberrante frase di Pioli di qualche tempo fa, con il risultato di prendere 5 gol dal Napoli.
Si si, lo so, ogni volta che scrivo articoli su questo argomento (come per esempio quello sul disastro dei mondiali brasiliani, che io avevo anticipato scrivendo dei troppi infortuni sul mio profilo facebook PRIMA della partita inaugurale), molti mi mandano messaggi che dicono che io non posso sapere come si allenano le squadre, quindi non posso fare valutazioni.
A parte il fatto che seguendo i vari giornali e siti web, qualcosa si viene sempre a sapere, ma nel caso specifico della AS Roma il sottoscritto due stagioni fa (2013-14) aveva fonti di prima mano dall’ interno dello staff (confermate anche da articoli di giornali, quindi nessuna spiata o segreto particolare) in cui risultava che Garcia faceva allenare la squadra una sola volta al giorno e il venerdì lasciava l’ allenamento libero, cioè i calciatori potevano allenarsi come ritenevano efficace per loro.
Del resto questa situazione era ufficialmente confermata anche Florenzi, il 24 ottobre 2013 dichiarava tranquillamente:
“Con Garcia ci alleniamo meno rispetto a Zeman, ma nonostante questo si vedono i risultati”
Nella stagione scorsa la Roma, allenandosi cosi:
- Fece il record di dieci vittorie iniziali (record assoluto)
- Arrivò seconda solo dopo una Juve stratosferica (record di 102 punti)
- Ebbe solo un infortunio grave in quel campionato, quello di Strootman (che si è rotto ancora in questa di stagione…)
Il problema è che nella scorsa stagione la Roma, con l’arrivo del nuovo preparatore (Rongoni) ha cambiato metodologie di lavoro e qualcosa, (tipo i 28 infortuni), certamente deve essere andata storta; la matematica non è un’opinione.
Però non voglio e non posso sindacare sull’ operato di questo professionista, perché, a differenza della stagione precedente non so che metodologie ha usato, ma posso dire quello come la vedo a livello fisiologico, biologico e pratico.
Adesso è il preparatore della Roma è cambiato, ma qualche infortunio c'è ancora.
E Allegri nega l' evidenza, perdendo 3 partite su 6.
Io penso che tutto queste ecatombi muscolari siano dovute al tipo lavoro nel calcio (e in tutti gli altri sport) che non deve essere “di piu”, ma molto intenso, breve e relativamente infrequente.
Ma quasi nessun allenatore e/o preparatore la pensa cosi. E nemmeno voi che state leggendo.
Bene, come ben sapete, uno dei allenatori che amano il lavoro duro si chiama Zeman che era alla Roma, proprio nella stagione precedente a l' arrivo di Garcia. Quest’ uomo, che qualcuno di voi chiama “Maestro”, come sappiamo bene è il teorico dei gradoni, del doppio allenamento, del sudore, insomma del lavoro duro.
Ebbene, questo fenomeno della fatica “a prescindere” venne esonerato alla 23° giornata dopo avere preso i soliti 4 gol a partita (in quel caso dal Cagliari in casa) e mentre era ottavo in classifica e con la squadra falcidiata dagli infortuni. Con gli stessi giocatori (tranne pochi cambiamenti) Garcia l’anno dopo, cioè quello dell’ allenamento ridotto, arrivò secondo.
Nella stagione successiva (2014-15) Zeman andò al Cagliari e alcuni giornalisti (che sono tra maggiori esponenti della “lobby” secondo cui i calciatori devono morire di lavoro) pubblicarono le soliti articoli agiografici e in ginocchio che magnificavano, in maniera del tutto ingiustificata e ingiustificabile, dati i tristi risultati, il lavoro del Boemo.
Ma del resto chi fa lavorare di più e massacra i giocatori dalla mattina alla sera è sempre più amato e popolare.
Tra la letteratura Zeman-entusiasta, vorrei ricordare (Gazzetta dello Sport - 17 luglio 2014) i seguenti passi.
Si inizia con “Il Boemo è uno spot per il calcio” e poi le narrazione delle sue epiche gesta: “ I ragazzi salgono e scendono dai gradoni dello stadio da 34 cm con i sacchi di sabbia di 15 kg” e “Allenamenti di 2 ore alla mattina e 2 ore il pomeriggio”.
Il commento dei calciatori sardi è unanime: “Siamo stremati, l’ allenamento è pesante ma muori ora e alla fine i risultati si vedranno”
Infatti i “risultati” si sarebbero visti fino al dicembre 2014, quando il “Maestro” venne sollevato dall'incarico, lasciando la squadra terzultima in classifica con 12 punti raccolti in 16 partite di campionato, con 29 gol subiti (quasi 2 a partita) con associati i soliti infortuni a raffica.
Poi indovinate cosa dice Zeman in caso di infortuni e/o sconfitte?
Si, esattamente, la colpa è della “sfortuna” e anche della pioggia...

Si, lo so cosa state pensando di me. Adesso questo qui vuole dirci che quei straviziati e strapagati di calciatori si allenano troppo, mentre in realtà la verità è che invece si allenano troppo poco e dovrebbero fare molto di più.
Questo lo pensate voi, tutti i tifosi, tutti i giornalisti, tutti gli allenatori e in generale, quasi tutto il mondo.
Ma non è affatto vero, non è così nella maniera più assoluta: anzi è esattamente il contrario.
E’ vero, i giocatori sono strapagati ma sono ugualmente essere umani e non è se uno guadagna 3 milioni all’ anno non resiste maggiormente alla fatica: sempre di carne e ossa è fatto.
Invece a volte si tende a pensare che visto che prendono tanti soldi per qualche motivo la devono quasi “scontare” questa cosa e quindi si devono allenare di più degli altri. Ma non c’è nessun legame, l’ organismo di un atleta ricco è uguale a quello di uno “povero”!
Inoltre i calciatori non sono certo retribuiti a ore, ma se hanno una prestazione ottimale.
Ma la migliore performance, anche se vi darà molto fastidio leggerlo, si ottiene con molte meno ore di allenamento e con maggiore qualità e intensità, condita da un adeguato recupero.
Quindi in buona sostanza gli infortuni non dipendono assolutamente dalla sfortuna, ma dai troppi km corsi dai giocatori rispetto alla biologia umana.
A questo proposito faccio riferimento ad un recente report e cioè: “Gli atleti olimpici devono allenarsi come nel paleolitico?” pubblicato sulla rivista “Sport Medicine” (agosto 2013) e redatto in collaborazione tra le Università di scienze motorie di Brasilia (Brasile), La Coruña/Vigo/Leoia (Spagna) e Santiago del Cile (Cile).
In pratica i ricercatori propongono il fatto che gli atleti hanno in comune che sono tutti homo sapiens e “…quindi le prove - dalla biologia molecolare alle misure dell’ intero corpo - suggeriscono che gli adattamenti dell’ allenamento sono potenziati se lo stimolo è molto simile al modello di attività degli antenati umani.”
In pratica il nostro organismo attuale è il risultato di 2,4 milioni di anni in cui abbiamo cacciato e/o raccolto animali e quindi è “settato” sui quei ritmi ancestrali.
Nello specifico gli studiosi hanno dimostrato che:
“ Nei moderni cacciatori-raccoglitori c'è un’ aneddotica evidenza di attività giornaliere di 10-15 km, con una stima di energia misurata di circa 3.000-5.000 kcal / giorno.
(…) Al contrario, la moderna elite di corridori si allenano per più di 20 km al giorno, con una spesa energetica quotidiana di circa 6.000-8.000 kcal.”
Non solo, ma i nostri progenitori, scrivono ancora i dottori in scienze motorie, periodicamente si riposavano:
“Si può prevedere, come i nostri predecessori decidevano di farlo naturalmente, di riposare o eseguire attività alla luce diurna dopo di giorni più pesanti, per essere meglio preparati per il prossimo giornata/e.
Questo approccio è in accordo con recenti studi che hanno descritto un risultato migliore di allenamento nei soggetti che regolavano loro carico di allenamento, a seconda lo stato del loro sistema nervoso autonomo.
Inoltre, studi precedenti sull’ allenamento hanno segnalato che i partecipanti con un basso stress sperimentano un significativo maggiore aumento delle prestazioni.”
Ma i calciatori attuali come si allenano? Normalmente in una partita un giocatore di movimento (tranne forse il portiere tedesco Neuer…) compie circa 7-13 km a partita.
Le squadre di serie A che fanno le coppe giocano anche tre partite a settimana, quindi un calciatore può fare 21-36 km a settimana, più tutti quelli percorsi in allenamento.
Ma nel paleolitico i scatti erano abbastanza rari, in quanto per circa l’ 80% del tempo camminavamo, mentre attualmente un calciatore scatta spesso, dribbla, cambia di direzione, salta, fa tackle, ecc. quindi un lavoro enormemente più intenso per muscoli e articolazioni, rispetto al periodo in cui ci siamo formati geneticamente come homo sapiens durante i milioni di anni di caccia-raccolta.
In realtà non sarebbe nemmeno questo un grosso problema, in quando all’ epoca ci riposavamo per circa 7-15 giorni, il tempo di rigenerare mente, muscoli e articolazioni dalla dure e lunghe battute alle ricerca di cibo.
Ma nel calcio moderno, sembra impossibile che ci si fermi forse anche solo per un giorno, figuriamoci una settimana o due! Nessuna squadra lo fa e non lo farebbe mai!
In realtà in Inghilterra i giorni di riposo sono generalmente due e infatti la loro media-infortuni è minore di quella italiana.
Ma se il volume di allenamento è troppo allora perché nessun calciatore si lamenta?
Il motivo è sempre quello; questi ragazzi sono sempre attaccati per i loro stipendi e pensate che manicomio succederebbe se, dio ce ne guardi e liberi, un calciatore se ne uscisse che è stanco perché si allena troppo… Verrebbe prima scuoiato vivo, poi impiccato nell’ albero più alto della città, con annesse interviste indignate ad operai: …“che si fanno un culo cosi per 8 ore al giorno per portare il pane a casa e invece questi viziati osano lamentarsi”.
Quindi se il lavoro è magari è giornaliero, magari in doppia seduta, magari con i gradoni e in più abbiamo le tre partite di settimanali tra campionato-coppa europee-coppa italia-amichevoli è ovvio che i km percorsi, fatti in prevalenza di scatti, senza mai riposare, possono solo provocare affaticamenti, traumi e infortuni.
Non solo, poi si aggiunge: il lavoro in palestra con i pesi (di solito con pesi medio-bassi che non servono assolutamente a nulla, anzi sono deleteri), il lavoro funzionale con kettlebell, funi, ecc., i circuiti, il lavoro con la palla e tante altre cose che affaticano ancora di più il calciatore. E che, molto probabilmente, fatti in quel modo, sono totalmente ininfluenti sulla prestazione complessiva.
Infatti i pesi, per essere efficaci devono essere pesanti, ma non vengono mai fatti per paura che i giocatori si facciano male; invece con quelli leggeri gli infortuni non ci sono eh? Ma questa è un altra storia e ne parlerò in un articolo a parte.
In sintesi, il nostro corpo è programmato per fare un certo numero di km settimanali e riposare, mediamente, sette-quindici giorni ogni tre settimane e se superiamo questo chilometraggio, il nostro corpo si logora e si rompe.
Anzi, considero l’infortunio il modo del nostro organismo di dirci che stiamo allenando troppo e non potendo dircelo a voce, “manda” il dolore a qualche muscolo e/o articolazione a comunicarcelo, quasi a farci capire; “adesso ti faccio fermare per forza cosi non insisti a correre ancora”.
Insomma, la sfortuna nel calcio è, per esempio, quando ti stai allenando e ti colpisce un fulmine a ciel sereno... Quando hai tutti i giocatori della rosa infortunati e gridi alla sfortuna è solo e solamente per darti un alibi.
Per tutto il resto dei traumi non c’è quindi Mastecard, ma è solo colpa dell’ allenatore e/o preparatore che non tengono minimamente conto dei limiti della fisiologia umana e basta, con la scusa ridicola e antiscientifica “del duro lavoro sul campo” (che non vuol dire assolutamente nulla).
Il training non deve essere duro, ma semplicemente deve essere efficace.
Nonostante tutte le prove, forse nessuno farà mai questa cosa, eppure sarebbe una scelta davvero vincente. Circa 15 anni fa introdussi questi concetti negli sport di potenza con il mio sistema (il BIIO), che è attualmente il più diffuso in Italia, con risultati eccezionali anche a livello mondiale e in tutti gli sport.
Forse, come mi ha scritto qualcuno ultimamente, per certe cose il calcio è rimasto ai tempi di Nereo Rocco… (e ancora diamo retta a Zeman: incredibile)
Claudio Tozzi
Bibliografia:
Sports Med. 2013 Oct;43(10):909-17. Do olympic athletes train as in the Paleolithic era? - Boullosa DA, Abreu L, Varela-Sanz A, Mujika - http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23959924