In questi giorni sto leggendo i giornali e guardando le Tv, con i giornalisti che si affannano a trovare le motivazioni dell’uscita prematura della nostra nazionale di calcio dai mondiali brasiliani.Le colpe vanno da Balotelli (che in effetti ci ha messo del suo, ma non può essere certo addossato tutto a lui), al continuo cambio di modulo di Prandelli, alla scarsità tecnica della rosa, fino al fatto di non aver portato Destro e Rossi.
I giornalisti scrivono intere paginate su Balotelli, sulla scelta del modulo, ecc. ma in realtà il problema è solo e sempre lo stesso da anni in tutti gli sport mondiali: il folle volume di allenamento che distrugge gli atleti.
di claudio tozzi
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Il calcio è uno sport di squadra, dove ci sono molte componenti (selezione della rosa, livello tecnico, scelte tattiche, preparazione atletica e psicologica, ecc) che devono essere omogenee per ottenere risultati e in caso di fallimento, generalmente, non è molto sensato individuare un unico fattore che ha portato al disastro.
Ma forse qui un unico fattore invece ha influito: eccome.
Infatti parlare di nazionale italiana mediocre e poi vedere che agli ottavi di finale sono passati praticamente tutti, squadre come Grecia, Svizzera, Costarica, Nigeria, Algeria e Stati Uniti che, con tutto il rispetto, non sono nemmeno lontanamente paragonabili alla nostra squadra, non credo sia davvero possibile, non può essere certo quello il problema.
Ma forse qui un unico fattore invece ha influito: eccome.
Infatti parlare di nazionale italiana mediocre e poi vedere che agli ottavi di finale sono passati praticamente tutti, squadre come Grecia, Svizzera, Costarica, Nigeria, Algeria e Stati Uniti che, con tutto il rispetto, non sono nemmeno lontanamente paragonabili alla nostra squadra, non credo sia davvero possibile, non può essere certo quello il problema.
Ma queste sono valutazioni calcistiche che non sono di mia competenza.
Infatti, secondo il mio parere, il disastro della nostra nazionale invece è quasi totalmente ascrivibile alla massacrante preparazione atletica attuata dallo staff di Prandelli.
Ha fatto una qualcosa che ha dell’incredibile e cioè preso 23 giocatori, tra cui molti che in questa stagione hanno giocato, tra campionato, coppe e amichevoli, 50/60 partite e gli hanno fatto rifare la preparazione a botte di allenamenti giornalieri, addirittura anche doppi nell’ arco delle 12 ore.
Non solo, si sono inventati la cosiddetta casetta Manaus, cioè una costruzione di legno che riproduce a Coverciano le condizioni del Brasile amazzonico (temperatura di 32-33°, umidità al 70%) con palestrina dotata di tapis roulant e cyclette, che doveva essere un modo per adattare il fisico a caldo e umidità asfissianti, ma che in realtà ha evidentemente finito di distruggere anzitempo i nostri calciatori: 8000 euro buttati.
Questo che è successo in Brasile mi permette di scrivere quello che penso sulla preparazione atletica non solo nel calcio, ma anche tutti gli altri sport ad alto livello e non.
Credo che nello sport professionistico, specialmente italiano, si sia creata una situazione perversa in cui si fanno le stesse cose da 40-50 anni, non perché funzionano, ma perché le fanno tutti.
Per stesse cose intendo allenamenti giornalieri e anche doppi nella giornata, per praticamente tutti i giorni della settimana, molte volte compresa la domenica perché c’è la gara/partita, senza nessun periodo di riposo, di scarico.
Ho conosciuto diversi atletici olimpici italiani e fanno TUTTI cosi.
Addirittura, a marzo il nostro (adesso ex) commissario tecnico Prandelli dichiarò che nei club i calciatori si allenavano troppo poco. Quindi per la preparazione per il Brasile ha ordinato un lavoro molto più duro di quello già di base sbagliato, quindi figuriamoci che hanno dovuto sopportare i nostri calciatori.
Io ho seguito tramite i giornali gli allenamenti degli azzurri e queste nefaste abitudini sono state ovviamente (e dolorosamente) rispettate; la conferma è stata la prima conseguenza che ha una correlazione DIRETTA con il troppo volume di lavoro senza riposo: GLI INFORTUNI.
Prima è toccato a Montolivo, poi a De Sciglio, Buffon e infine De Rossi (con Thiago Motta che si fatto visitare il ginocchio a Roma subito dopo il ritorno a casa dai mondiali), cioè più del 20% della rosa, il che vorrebbe dire che se andavamo avanti con il mondiale gli infortuni sarebbe anche aumentati, magari fino a costringere a cambiare fino al 30-40% dei titolari e con il resto che non si sarebbe retto in piedi.
Del resto c’è poco da discutere, perché la cosa è già successa. Due anni fa agli Europei, andammo in finale con la Spagna (anche grazie ai gol di Balotelli..) dove ci presentammo in condizioni fisiche penose, con Chiellini non in condizioni di giocare, con Thiago Motta che si fece addirittura male subentrando a Montolivo. Tra l’ altro avevamo finito le sostituzioni, finimmo in dieci l’ ultima mezz’ ora e alla fine ci asfaltarono 4 a 0.
No, Prandelli e colleghi, l’ultima cosa che conta con gli infortuni è proprio la sfortuna, mentre la prima è l’elevato volume di lavoro, che mette in crisi le articolazioni e i muscoli e anche le ossa, come nel caso di Montolivo.
Io arrivo a dire che l’infortunio è il sistema del nostro organismo di dirci, disperato, che il tipo di lavoro è troppo per lui e quindi l’unico modo è fermarci è farci del male, in modo che cosi ci blocchiamo per forza per riposare almeno un po’.
Certo, può capitare certamente un infortunio casuale (più che altro per statistica) anche se si fa un lavoro ridotto, ma uno, non cinque, di cui quattro PRIMA della partita inaugurale dei mondiali: figurati se per caso saremmo arrivati in finale…
Sempre agli Europei (questo qualcuno non lo sa), portò dopo la vittoria con l’ Irlanda gli azzurri a Cracovia, nella notte stessa della partita, ad un pellegrinaggio a piedi di 21 km, presso il monastero dei frati camaldolesi.
Stessa cosa dopo la vittoria con l’ Inghilterra, dove alle 4 di notte (perché la partita si era svolta a Kiev e quindi presero l’ aereo fino a Cracovia), andarono a piedi fino ad un altro monastero, questa volta di “soli” 11 km… Se non ci credete: http://www.corriere.it/sport/euro-2012/notizie/25giugno-pellegrinaggio-monastero_b8f2cc54-bef0-11e1-8494-460da67b523f.shtml
Chi mi segue su facebook, sa bene che a certo punto (dopo l’ incredibile sconfitta con la Costarica, ripeto C-O-S-T-A-R-I-CA) ho anche previsto che ci sarebbe stati altri 1-2 infortuni e infatti un’ ora dopo arrivò la notizia del risentimento al polpaccio di De Rossi, che infatti poi gli ha impedito di giocare con l’ Uruguay.
Non è preveggenza o palla di vetro, ma ho solo calcolato le frequenze e le ore di allenamento della nazionale, da cui scaturisce una certa percentuale di infortuni, quasi matematica e ricorrente: e così è stato.
E poi vi pare normale che Cerci e Insigne non correvano, che è proprio una delle loro caratteristiche principali? Che Immobile da capocannoniere del campionato sia diventato improvvisamente un brocco? Che Paletta, che è sempre stato sempre un buon difensore, abbia fatto un figura mediocre con l’ Inghilterra? Che in generale, quasi tutti hanno finito sulle ginocchia le partite? Non sarà invece che li hanno storpiati di sedute di allenamento, come non erano abituati nemmeno nel loro club?
Il problema nasce anche dalla convenienza economica. Un preparatore atletico di serie A/Nazionale può prendere dai 60.000 fino ai 300.000 euro all’ anno, quindi per stare tranquillo somministra i carichi di lavoro che fanno tutti gli altri preparatori, cioè tanto volume e frequenza, perché nel caso la squadra vada male, ha fatto quello che si fa in tutta Italia e quindi non gli viene addossata nessuna colpa, tenendosi il prezioso posto. Infatti lo staff di Prandelli non si è affatto dimesso.
Se al contrario prova a fare un tipo di lavoro diverso, magari ridotto e per caso la squadra va male, il primo colpevole è lui che ha introdotto le novità e deve andare via subito.
Se invece per caso un giocatore, per qualche motivo, non si allena per qualche giorno e quindi effettua lo scarico non volendo, (magari rischiando finalmente un aumento delle prestazioni nell’ imminente partita), la regola del calcio prevede che chi non si allena durante la settimana non può giocare la partita e quindi niente! Chi ha il figlio alla scuola calcio lo sa bene. Follia pura.
Qualche anno fa parlai con il preparatore atletico del Palermo e capii subito che era una specie di cameriere dell’allenatore, cioè non fa nulla senza la sua approvazione, in pratica non conta molto.
Provai a dirgli dell’allenamento della forza e mi rispose che lo faceva fare anche lui con il 40% (!) del massimale, che però non faceva mai eseguire ai calciatori perché troppo pericoloso (!!)…
Allora gli dissi di provare a far riposare Miccoli che mi sembrava stanco: mi rispose che se questo giocatore non si allenava durante la settimana, il tecnico non lo avrebbe mai mandato in campo.
Dopo il nostro incontro il Palermo fece successivamente 3 sconfitte consecutive, furono esonerati allenatore e relativo preparatore atletico… In un intervista il presidente del Palermo, il vulcanico Zamparini, dichiarò: “Ho esonerato l’ allenatore e soprattutto il preparatore atletico che non capiva assolutamente nulla”.
La cosa diventa perversa anche a causa dei giornalisti e dell’opinione pubblica in generale, sempre per lo stesso motivo. Se provi a far allenare di meno i giocatori e le cose non vanno per il verso giusto, i giornali scriveranno che sono milionari strapagati che non hanno voglia di fare niente e che l’allenatore non capisce nulla.
Inoltre i tifosi alla prima sconfitta, si presenteranno al campo di allenamento, al grido di “allenatevi di più, sfaticati!”.
La cosa bella che queste situazioni non sono MAI successe, perché quelle poche squadre che hanno avuto il coraggio di fare un lavoro ridotto hanno fatto benissimo, ma non viene quasi mai fatto solo per PAURA di essere massacrati dalla stampa e tifosi, oltre ( e soprattutto) che per l’ ignoranza di non conoscere di un altro approccio tecnico.
Quest’ anno ho allenato uno dei fisioterapisti della Roma calcio e mi ha detto che l’ anno scorso Zeman li faceva allenare due volte al giorno (capirai, scuola russa…) con il risultato di arrivare settimi e fuori da ogni coppa europea. Quest’ anno invece Garcia, che è anche un preparatore atletico, ha voluto provare a farli allenare solo una volta al giorno, sono arrivati secondi (con il record di 10 vittorie consecutive iniziali) e in Champions League.
Del resto questo è stato anche dichiarato dai giocatori stessi, come Florenzi:
Florenzi esalta la Roma di Garcia: "Ci si allena meno che con Zeman, ma nonostante ciò si vedono i risultati"
http://www.goal.com/it/news/2/serie-a/2013/10/24/4356610/florenzi-esalta-la-roma-di-garcia-ci-si-allena-meno-che-con
Sono cosi sicuro dell’applicabilità del volume ridotto di lavoro, ma con massima intensità, con relativi scarichi periodici al calcio, anche perché ho avuto modo di applicarlo praticamente ad una squadra, il Gallipoli, in serie C. Tramite un mio bravissimo tecnico, Roberto Masiello, nella stagione 2008-2009, furono applicati questi concetti a questa squadra pugliese, con l’aggiunta anche di allenamenti pesanti con i pesi, con pressa, stacco e panca orizzontale, ad alta intensità.
Il Gallipoli non era mai stato nella sua storia in serie B, ma quell’ anno vinse il campionato di serie C e salì nella serie cadetta: sarà stato un caso.
Successivamente in serie B andò benissimo fino a dicembre, dove era sesto (in serie B in quella posizione puoi fare i play off per andare in serie A), ma il mio preparatore se ne andò per dissidi con l’allenatore (Giannini, il principe), poi vennero altri problemi societari e il Gallipoli fini penultimo; ma oramai non più faceva più tutto il lavoro di preparazione atletica precedente.
Questo per il calcio, ma abbiamo applicato il lavoro ridotto con scarico nel Pentathlon (Campioni italiani 2011), nel ciclismo (con la medaglia d’ argento olimpica Escuredo), nella nazionale di Windsurf, Serie A di pallamano, nella corsa, nella pallavolo, apnea statica (campioni italiani), Tennis e tanti altri sport, con risultati straordinari.
Mourinho è considerato il miglior allenatore del mondo: forse ci sarà un perché. Leggete cosa disse Sneijder ai tempi dell’ Inter allenata dal portoghese:
(http://www.calciomercato.com/news/sneijder-pronto-a-morire-per-mourinho-117913)
Insomma, l' operazione è riuscita benissimo, ma il paziente è morto.
In questo articolo ho volutamente tralasciato il capitolo alimentazione, altra fondamentale per la prestazione e riporto, cosi tanto per capirci, quello che hanno dichiarato le nutrizioniste della nazionale:
“Non ci facciamo mancare un buon gelato, una fetta di crostata o un bicchiere di birra ottimo integratore di sali per il dopo partita. Ovviamente senza esagerare", ha concluso. E allora agli Azzurri non resta altro da fare che prepararsi al meglio per battere Costa Rica e poi chissà festeggiare 'alla tedesca' con un bel boccale di birra fresca.” (http://www.lapresse.it/sport/calcio-serie-a/esclusiva-lapresse-br-la-nazionale-gioca-anche-a-tavola-la-nutrizionista-svela-la-ricetta-segreta-1.527279)
A parte il fatto che il Costarica ci ha massacrato, chiedo a voi lettori: ma con questa devastante preparazione atletica e relativa straordinaria dieta, in cui la birra sarebbe un “ottimo integratore di sali per il dopo partita”, secondo voi, potevamo mai passare il primo turno?
Ma questo non vuole essere un attacco allo staff azzurro, perché quasi CHIUNQUE ALTRO avrebbe fatto lo stesso. Più ti alleni è meglio è, poi la crostata per recuperare e magari la “colazione ricca di carboidrati” è una costante di una cultura, luoghi comuni, di abitudini decennali che non cambieranno mai, finché non ci si renderà conto della loro straordinaria inadeguatezza e follia.
Manca solo: “Venezia è bella però non ci vivrei”.
Ma anche nell’ alimentazione è già stato provato qualcosa di diverso dalla colazione con pane e nutella, con ottimi risultati. Circa 4 anni fa un altro mio tecnico, Tiberio Ancora inizia a collaborare con una squadra che precedentemente aveva fatto solo due settimi posti consecutivi: la Juventus.
Consiglia subito di eliminare pane, pasta e pizza e di utilizzare una paleo-zona, mantenendo cioè i nutrienti al 40% della calorie derivanti dai carboidrati, il 30% di proteine, il 30% di grassi, eliminando anche latticini, cereali e legumi (http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2011/11/02-152593/Conte,+guerra+alla+pizza.+La+Juve+%C3%A8+a+dieta?print ).
La Juventus quell’ anno vinse il suo primo scudetto dopo calciopoli e anche i due successivi.
Smettiamola di attaccare quel giocatore o l’altro perché non si impegnano; sono sicuro che la maggioranza dà il sangue per la maglia della nazionale, ma non si può giocare bene quando le gambe sono impastate dalla fatica, rincoglioniti dalla colazione ricca di cereali e della pasta “che da energia” mangiata due ore prima. E magari la birretta per reintegrare i sali… Ma per favore!!
Deve cambiare una cultura, vanno distrutti certi assurdi luoghi comuni, ci vuole un po’ di coraggio di cambiare e, forse, il calcio e tutto lo sport italiano in genere potrà fare un grandissimi salto di qualità.
Devono essere messi gli uomini giusto al posto giusto, non gli uomini sbagliati che conoscono qualcuno nello staff delle nazionali.
Possiamo e dobbiamo farlo, se non vogliamo passare ancora giornate tristissime a vedere in Tv i nostri atleti a farsi massacrare (e addirittura anche morsicare…) da quasi tutti gli altri.
Claudio Tozzi
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